Periodico telematico di Storia e Scienze Umane

Il Medioevo in Mostra
a cura di Elena Percivaldi

Vivere il Medioevo. Parma al tempo della Cattedrale

Parma, Palazzo della Pilotta, Voltoni del Guazzatoio
Fino al 14 gennaio 2007


Una fibula a disco, due anelli, la guarnizione di una cintura, i resti di una collana, una crocetta d’oro e un bacile di bronzo. Ecco tutto quel che resta della misteriosa donna longobarda – forse addirittura la figlia di re Agilulfo, morta nel 604 di parto – sepolta a Parma, nell’area che oggi si trova in Borgo della Posta. Il suo corredo funebre venne alla luce nel 1950 durante gli scavi per la realizzazione della centrale termica della Questura, ma forse per paura che i soliti «due cocci e quattro ossa» che riemergono dal terreno ogni volta che si parte con un’opera pubblica potessero rallentare i lavori, o forse per semplice disinteresse, prontamente finirono in discarica. Per fortuna, però, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. E oggi tornano a far bella mostra di sé a Parma, nei Voltoni del Guazzatoio di Palazzo della Pilotta, dove fino al 14 gennaio racconteranno, insieme ad altre testimonianze e reperti, la storia della città ducale nel Medioevo.
La rassegna, intitolata “Vivere il Medioevo”, fa parte del ricco programma di iniziative volte a celebrare i nove secoli di storia della cattedrale di Parma. Una storia densa e suggestiva, che affiora dalle Bibbie istoriate, dai frammenti di lapidi, dai capitelli brulicanti di mostri e dalle pergamene con il sigillo di papi e imperatori, ma soprattutto dagli oggetti e dalle testimonianze della vita di tutti i giorni, nei bisogni primari come nelle pulsioni affettive sempre uguale, oggi come allora.
E’ un viaggio affascinate che parte proprio dalla ricostruzione di alcune tombe di epoca longobarda (VI-VII secolo) con il loro corredo per terminare alle soglie del Cinquecento, quando gli storici “chiudono” il Medioevo per aprire, sull’onda delle scoperte geografiche, le porte al Rinascimento e dunque al mondo moderno. Sullo sfondo c’è sempre la cattedrale, figlia dello spirito della riforma, iniziata nel 1070 e consacrata il 4 novembre del 1106 da Pasquale II mentre l’esercito della contessa Matilde garantiva la sicurezza del papa dalle minacce dell’imperatore che gli contendeva la primazia sulle investiture.
Diciamolo subito. La mostra di Parma, fedele alla lezione di Jacques Le Goff (già padre spirituale, sempre nella città ducale, della rassegna “Il Medioevo Europeo” allestita nel 2003), non vuole focalizzare l’attenzione sull’histoire événementielle, la storia dei grandi eventi e dei grandi uomini, ma ricostruire la vita materiale della gente comune nei suoi vari aspetti, demografici, economici, di costume. Una storia, insomma, fatta di piccole cose, di nascite e di morti, di contadini e di mercanti, di compravendite di terreni e testamenti, testimoniata da documenti che si possono osservare poco lontano, a Palazzo del Vescovado (piazza Duomo), nella mostra “Notai a Parma. X-XX secolo” (a cura di Ada Gigli Marchetti, catalogo Skira).
Ecco allora che invece dei capolavori artistici (come la “Deposizione” di Benedetto Antelami, peraltro visibile, col resto, nella cattedrale) e accanto ai diplomi di papi e imperatori (come i privilegi di Lucio II e Pasquale II e gli atti di Enrico IV e Federico II), in esposizione troviamo zappe e coltelli, chiodi e chiavi di ferro che ci parlano di un “piccolo mondo” agricolo e artigiano in cui il tempo era scandito dal ritmo delle stagioni e dal suono delle campane, come doveva essere, ad esempio, nella curtis di Fraore, dipendente dal monastero parmense di Sant’Alessandro, una delle tante dell’epoca. Troviamo ciotole e pentole e boccali che ci restituiscono - a volte non senza qualche concessione “civettuola” alla decorazione, spia di una condizione di vita più agiata – il “sapore” della vita di tutti i giorni, della gente comune come del vescovo o del conte. Ci sono turiboli, coppe, croci, reliquari, mitre e piviali a parlarci della vita religiosa del tempo, con i suoi riti e le sue simbologie. E ci sono i pezzi per il gioco degli scacchi in avorio del XII secolo, che portano nella nebbiosa pianura un pizzico d’oriente, fragranze di Persia e di mondi lontani.
Suggestiva la scelta di ricostruire, tramite installazioni multimediali realizzate da Studio Azzurro, frammenti di vita quotidiana: la celebrazione della Festa di Pentecoste sulle note dei canti gregoriani, ma anche il mercato cittadino e le guerre tra fazioni rivali. Un metodo efficace e didattico per “incontrare il passato” di persona e senza la noia di una lezione.
Chi volesse approfondire, comunque, non ha che da leggere il ricco catalogo, edito da Silvana Editoriale e curato da Giovanna Damiani, che contiene oltre alle schede di tutti i reperti esposti, anche numerosi saggi scientifici, firmati, tra gli altri, da Carlo Bertelli, Marzio Dall’Acqua, Ezio Barbieri e Manuela Incerti: si va dal racconto di come la cattedrale cambiò la città alla ricostruzione delle varie fasi della storia cittadina attraverso i monumenti, gli eventi e i loro protagonisti (Matilde di Canossa, Federico II, i vescovi Sigefredo II, Enrico e Cadalo); si passa dall’individuazione della viabilità cittadina alla rievocazione della vita quotidiana nel cibo, nel vestiario e nelle professioni; si spazia dall’esame delle particolarità artistiche e architettoniche della cattedrale e del territorio della diocesi all’analisi della vita religiosa parmense attraverso i documenti. Su quest’ultimo punto, in particolare, giova una piccola riflessione. «La maggior parte dei Parmigiani, chierici e laici, uomini e donne, nobili e non nobili, possiede questa caratteristica e maledizione: quella di non essere devoti, ma duri e crudeli contro tutti i religiosi e i servi di Dio, sia locali che forestieri»: così scriveva Salimbene de Adam nella sua “Cronaca” nel Duecento, consegnando ai posteri un’immagine non proprio lusinghiera dei suoi concittadini, che ci fa pensare con un sorriso alle tenzoni tra Peppone e Don Camillo entrate nell’immaginario collettivo grazie alla grande penna di Giovannino Guareschi. Tuttavia Parma nel Medioevo non fu così “mangiapreti” come il dotto frate vuol farci credere. Fu anzi una città religiosa e devota, in cui trovarono spazio ordini mendicanti, confraternite, opere pie, e che visse una spiritualità in bilico tra la più fervente ortodossia e i più spregiudicati fermenti ereticali. Soprattutto, fu una città raccolta come poche altre intorno alla sua cattedrale, centro focale della vita collettiva, ricettacolo di capolavori artistici, costruita per tutti e con l’aiuto di tutti. E l’esposizione ne dà una testimonianza eloquente che vale più di mille parole.

Elena Percivaldi


VIVERE IL MEDIOEVO. PARMA AL TEMPO DELLA CATTEDRALE
Parma, Voltoni del Guazzatolo, fino al 14 gennaio 2007. Orari: 9-19 (chiuso il lunedì non festivo e 25 dicembre. Il 24 e 31 dicembre chiuso dalle 9 alle 14; 26 dicembre, 1 e 6 gennaio aperto).
Ingresso: intero € 7, ridotto € 5, scuole € 3. Famiglie: due adulti a biglietto intero e figlio/figli minori di 18 anni gratis. Gratuito per minori di 6 anni, disabili e accompagnatori di disabili, due insegnanti accompagnatori per classe, guide professionali accompagnatori di gruppi, giornalisti con tesserino.
Visite guidate (min. 15 - max. 25): gruppi, € 80; scuole € 60. Sito: www.cattedrale.parma.it Per informazioni e prenotazioni: CIVITA SERVIZI, tel. 199 199 111 (da lunedì a venerdì ore 9-18); COMUNE DI PARMA: IAT 0521218589.




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